Incassano 193.000 per quattro buoni postali del 1990 e del 1991
La vicenda
Le Poste Italiane sono state condannate dalla Corte d’Appello di Torino a riconoscere, a tre risparmiatori di Barolo, somme per oltre 193.000,00 euro: la sentenza ribalta la precedente decisione emessa dal Tribunale di Asti.
Ai risparmiatori, titolari di quattro buoni da 5.000.000 lire ciascuno, non erano stati pagati integralmente gli interessi riportati nel retro dei titoli.
E questo a causa di una modifica dei rendimenti risalente al 1986, precedente alla loro sottoscrizione, e di un timbro che Poste aveva messo sopra la tabella, la quale riportava un generico avviso di modifica dei rendimenti dei titoli.
Il caso contestato da Poste
La decisione della Corte d’Appello di Torino, dopo il contenzioso condotto dall’Avvocato braidese Alberto Rizzo – Legale specializzato in diritto bancario e postale (https://avvocatoalbertorizzo.it/portfolio/i-buoni-delle-serie-o-p-q-p/) -, insieme al Collega di Torino Fabio Scarmozzino, ha sancito sostanzialmente la prevalenza di quanto riportato sui buoni, rispetto alle modifiche apportate con decreto ministeriale prima della sottoscrizione degli stessi.
I risparmiatori, come anticipato, erano titolari di quattro buoni da 5.000.000 lire, sottoscritti nel 1990 e 1991, per i quali erano stati utilizzati moduli della serie P, riportanti i rendimenti del 9 – 11 – 13 e 15%.
Su questi titoli Poste si era limitata ad apporre nel retro un timbro, con una generica indicazione, secondo cui: “i tassi sono suscettibili di variazioni successive a norma di legge. L’ammontare degli interessi è soggetto alle trattenute fiscali previste alla data dell’emissione”, senza indicare i nuovi e inferiori rendimenti della serie Q.
Le conseguenze
Alla scadenza dei titoli, i risparmiatori avevano chiesto di ottenere l’applicazione dei rendimenti della serie P, ma Poste aveva invece applicato loro i rendimenti della serie Q, e corrisposto solamente 112.000 euro.
Il Tribunale di Asti aveva inizialmente dato ragione a Poste ma la stessa Poste, a seguito dell’appello proposto, ha riconosciuto i propri errori e corrisposto oltre 193.000 euro in più in favore dei tre risparmiatori.
Si tratta di un’importante precedente per le centinaia di migliaia di titolari di buoni postali che in questi anni, passati i trent’anni dalla sottoscrizione, ottengono importi inferiori rispetto ai rendimenti scritti sul titolo: pertanto, i possessori di buoni emessi dopo il giugno del 1986 possono far controllare questi titoli, per capire se esiste il diritto ad ottenere un importo maggiore rispetto a quanto determinato da Poste, e questo anche se il buono sia già stato incassato, purché non sia decorso un decennio da tale momento.
È importante informare tutti i titolari di buoni che riportano solo tale timbro nel retro del loro diritto a farsi corrispondere i maggiori importi dovuti, pari a quasi il doppio di quanto riconosciuto negli uffici postali al momento del rimborso.