Nella crisi sanitaria indotta dal Covid-19, gli anziani ricoverati in strutture sono state le vittime più indifese e meno ascoltate di tutta la popolazione. Le drammatiche cifre delle morti in istituto fanno rabbrividire e sono decine e decine le indagini penali tuttora in corso di svolgimento.
“C’è crescente e disperata preoccupazione per le tristi storie delle stragi di anziani in istituto. Sta prendendo piede l’idea che sia possibile sacrificare le loro vite in favore di altre. È una “cultura dello scarto” (come definita da Papa Francesco), che non si può e non si deve accettare. Toglie agli anziani il diritto ad essere considerati Persone, ma solo un numero e in certi casi nemmeno quello. «Senza anziani non c’è futuro», è il titolo dell’appello per ri-umanizzare le nostre società e dire «No a una sanità selettiva». Il documento, tradotto in diverse lingue e diffuso dal 20 maggio a livello internazionale, nasce dalla preoccupazione della Comunità di Sant’Egidio sul futuro delle nostre società, prepotentemente emersa durante la crisi causata dal coronavirus. L’appello è rivolto a tutti, cittadini e istituzioni, per un deciso cambiamento di mentalità che porti a nuove iniziative, sociali e sanitarie, nei confronti delle popolazioni anziane”.
“La maggiore vulnerabilità della Persona anziana, l’avanzare degli anni, le possibili altre patologie di cui sono portatori, giustificherebbe una forma di “scelta” in favore dei più giovani e dei più sani. Rassegnarsi a tale esito è umanamente e giuridicamente inaccettabile. Lo è anche in una visione religiosa della vita, ma pure nella logica dei diritti dell’uomo e nella deontologia medica. Non può essere avallato alcuno “stato di necessità”che legittimi o codifichi deroghe a tali principi. La tesi che una più breve speranza di vita comporti una diminuzione “legale” del suo valore è, da un punto di vista giuridico, una barbarie. Che ciò avvenga mediante un’imposizione (dello Stato o delle autorità sanitarie) esterna alla volontà della persona, rappresenta un’ulteriore intollerabile espropriazione dei diritti dell’individuo”.
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