Le Poste si erano rifiutate di riconoscere i rendimenti riportati nelle tabelle stampate sul retro gli stessi buoni fruttiferi da loro venduti; due risparmiatori residenti nel Roero hanno fatto ricorso e il Tribunale gli ha dato ragione. A patrocinare la causa è stato l’avvocato Alberto Rizzo, braidese esperto di diritto bancario e finanziario.
Spiega Rizzo: «Si trattava di buoni sottoscritti nel 1986 dal defunto marito e padre dei miei assistiti. La rendita prevista era pari a oltre 50 mila euro. Poste Italiane – richiamando un provvedimento del giugno dello stesso anno del Ministero del Tesoro che aveva modificato i rendimenti con effetto fortemente negativo e retroattivo –, si era offerta di pagare solo 33mila euro. Siamo ricorsi all’Arbitro Bancario Finanziario che ha condannato le Poste a corrispondere l’intero importo indicato nei documenti. Il diritto dei risparmiatori a vedersi riconosciuto quanto risultante dalle tabelle apposte sui buoni postali è stato ripetutamente affermato da tale
Autorità, che in numerose decisioni ha altresì riconosciuto ai possessori di buoni per i quali fu variato il rendimento in forza di apposito timbro riportante i pagamenti per gli anni dal 1° al 20°, a ottenere – per il periodo compreso dal 21° al 30° – l’originaria rendita scritta nella stessa tabella».
L’avvocato consiglia a tutti i possessori di buoni fruttiferi postali scaduti o prossimi alla scadenza, di rivolgersi a professionisti specializzati nella materia del risparmio per far verificare la sussistenza delle condizioni di cui sopra.
Buoni «sottopagati»: condanna per le Poste grazie a ricorso di avvocato braidese