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Attività professionaleRassegna stampaBuoni fruttiferi postali serie Q/P: rimborsati oltre 66.000 euro a Treiso

18 Novembre 2020

Tre risparmiatori cuneesi cointestatari di 3 buoni fruttiferi postali della serie Q/P sono riusciti ad ottenere quanto riportato dietro la tabella dei loro titoli e quindi oltre 66 mila euro

Il Collegio di Torino dell’ABF ha riconosciuto il diritto di tre risparmiatori cuneesi, cointestatari di altrettanti buoni, ad ottenere quanto riportato nella tabella, pari a circa 50.000 euro ciascuno, e non gli importi inferiori riconosciuti da Poste, pari a 28.000 euro.

I risparmiatori, titolari di tre buoni fruttiferi postali serie Q/P emessi nel 1989, si erano visti respingere le proprie richieste di riconoscimento degli interessi riportati nel retro dei buoni a causa di una modifica dei rendimenti avvenuta nel 1986, prima che loro lo sottoscrivessero, e di un timbro che Poste aveva apposto sopra la tabella con i rendimenti degli stessi.

La decisione del Collegio di Torino ha affermato la prevalenza di quanto riportato sul buono fruttifero, rispetto alle modifiche apportate con decreto ministeriale in epoca antecedente alla sottoscrizione del buono.
Senza che a nulla valesse, a tal fine, il timbro apposto da Poste in quanto questo prevede gli interessi dovuti esclusivamente per i primi venti anni di validità del titolo non dicendo nulla per gli interessi da corrispondersi in favore dei risparmiatori per gli ultimi dieci anni.

Con questo provvedimento Poste Italiane è stata nuovamente condannata a rimborsare ai risparmiatori, assistiti dall’Avvocato braidese Alberto Rizzo, specializzato in diritto bancario e postale, gli interessi previsti sui propri buoni per gli ultimi dieci anni di validità del titolo e non quelli inizialmente riconosciuti da Poste Italiane.
In tal modo i tre risparmiatori sono riusciti a farsi riconoscere circa 66.000,00 euro in più rispetto a quanto voleva corrispondere Poste.

Si tratta di una decisione che conferma il diritto, per le migliaia di titolari di buoni postali che in questi anni, decorsi i trent’anni dalla sottoscrizione, si recano presso gli uffici postali e che ignari dei propri diritti, di vedersi riconoscere importi inferiori rispetto ai rendimenti previsti nei medesimi.
A tal fine è opportuno che ogni persona in possesso di un buono emesso dopo il giugno del 1986 faccia esaminare lo stesso per capire se ha diritto a farsi corrispondere un importo maggiore rispetto a quanto determinato da Poste, e ciò anche se il buono è già stato incassato.

 

 

 

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InvestireOggi, 17 novembre 2020

 

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