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Cultura CivicaDPCM: stato di emergenza o di incapacità?

17 Ottobre 2020

Recentemente il Governo ha prorogato lo stato di emergenza sino al prossimo 31 gennaio, al fine di fronteggiare le ripercussioni sanitarie del covid 19, dopo una risoluzione parlamentare che, riscontrata la mancanza del numero legale il 6 ottobre, ha raggiunto l’approvazione del Parlamento il giorno successivo. È stato nuovamente utilizzato lo strumento del D.P.C.M., ovvero i decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri.

 

Occorre, in primo luogo, domandarsi se gli strumenti giuridici adottati dal Governo per limitare i diritti dei cittadini, introducendo degli obblighi presidiati da sanzioni, siano legittimi ed adeguati rispetto al quadro costituzionale e normativo vigente.
Il Governo, infatti, sino ad oggi ha adottato misure extra ordinem, non ricorrenti prima d’ora nella storia repubblicana. Un passaggio parlamentare, in effetti, c’è stato con la conversione del Decreto Legge 17.03.2020 n. 18 e, tuttavia, le restrizioni dei diritti fondamentali in capo ai cittadini sono reiteratamente giunte attraverso i D.P.C.M.
I D.P.C.M. si collocano in una zona grigia della classificazione delle fonti del diritto, tra l’atto politico e l’atto amministrativo, e sfuggono al controllo del Parlamento, del Presidente della Repubblica e della Corte costituzionale.

Inoltre, non sono facilmente “giustiziabili” da parte del cittadino che si senta leso in uno dei propri diritti o libertà fondamentali.
Vi è da ribadire, inoltre, che in Italia non esiste la dichiarazione dello stato di emergenza, ma solo di guerra.
Infatti, la nostra Costituzione conosce, all’articolo 78, lo “stato di guerra”, non lo “stato di emergenza”. Non a caso, lo stato di emergenza è stato dichiarato in base ad una legge ordinaria, ovvero in forza del Codice della protezione civile, e non in base alla Costituzione.

Ad ogni modo lo “stato di guerra” deve essere deliberato dal Parlamento, il quale stabilisce quali sono i poteri del Governo per far fronte alla situazione (art. 78 Costituzione), ed infine deve essere dichiarato dal Presidente della Repubblica (art. 87 Costituzione).
Nel caso del nostro Paese lo “stato di emergenza” non è stato invece deliberato dal Parlamento, né dichiarato dal Presidente della Repubblica.
Dunque, seppur la nostra Costituzione non contenga una disciplina specifica dello “stato di emergenza”, non di meno la legislazione di emergenza deve rispettare la nostra Costituzione, nonché i principi dell’Unione europea.

Attualmente ci troviamo di fronte ad una gestione dell’emergenza che suscita fortissimi dubbi di legittimità costituzionale, approssimativa e minata ancora di più da un regionalismo incompiuto, inconcludente, ed in mano a una classe politica in larghissima parte totalmente impreparata ed inadeguata.
L’utilizzo dei D.P.C.M., inoltre, viola il principio di legalità dell’azione del Governo e del suo Presidente, marginalizzando l’azione del Parlamento, relegandolo ad un ruolo di mera ratifica formale.

Anche l’utilizzo dei Decreti Legge è censurabile

Il Decreto Legge parte da un atto del Governo ma deve essere convertito in Legge dal Parlamento entro 60 giorni, a pena di decadenza.
Entrambe le Camere, poi, possono inserire emendamenti modificativi o aggiuntivi e stimolare il coinvolgimento dell’opposizione, che, altrimenti, non potrebbe partecipare alla formazione di decisioni della massima importanza per il Paese. Presupposto del Decreto Legge, infatti, l’impiego da parte del Governo soltanto in “casi straordinari di necessità ed urgenza” (articolo 77).

Ma non si può ritenere che, a distanza di molti mesi dallo scoppio della crisi sanitaria, si debba continuare a vivere in uno stato di perenne emergenza, tanto da portare uno dei massimi Costituzionalisti del nostro Paese a domandare pubblicamente se ci troviamo di fronte ad una proroga dell’emergenza o proroga dell’impotenza? O peggio ancora dinnanzi ad una proroga dell’incapacità?

Emergenza non c’è, siamo in una situazione largamente prevista: si sapeva che ci sarebbe stata una recrudescenza dei contagi, la vita è ricominciata, il virus circola, si sapeva che ci sarebbe stato questo. In questa situazione, dichiarare uno stato di emergenza è qualcosa di eccessivo, non serve per fronteggiare questa situazione, serve soltanto perché all’interno della macchina statale c’è un’impotenza nell’affrontare i problemi ordinari. In Italia abbiamo sempre bisogno di dichiarare un’emergenza per fare cose ordinarie. Perché molti altri paesi nel mondo non hanno dichiarato lo stato di emergenza?“.

Così ha dichiarato il professor Sabino Cassese Faccio, con riflessioni che condivido pienamente, nella speranza che possano essere da stimolo alla riflessione dei lettori la Rivista Idea, a cui va il ringraziamento per l’importante spazio dedicato alla divulgazione civica e finanziaria, tramite questa rubrica.

 

 

 

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Idea, 15 ottobre 2020

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IdeaWebTv, 15 ottobre 2020

 

 

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