Importante sentenza di un Tribunale tedesco
Con una recente pronuncia, il Tribunale tedesco di Weimar – nell’annullare una multa inflitta ad un cittadino per aver festeggiato il compleanno nel cortile di casa alla presenza di altre sette persone – ha ritenuto incostituzionali, sproporzionate e lesive della dignità umana le misure restrittive adottate in Germania, allo scopo dichiarato di contrastare la Covid-19.
Il Giudice tedesco, con una pronuncia efficace soltanto tra le parti in causa e non erga omnes, ha stabilito un importante precedente che va a scardinare l’intero impianto di misure fortemente limitative dei diritti costituzionali messe in atto negli ultimi dodici mesi a livello mondiale.
Il Tribunale di Weimar ha criticato aspramente l’operato delle autorità offrendo argomentazioni non solo di livello costituzionale ma anche di carattere filosofico, citando diverse fonti scientifiche, le quali smentiscono l’efficacia dei lockdown e ne evidenziano i gravi effetti collaterali.
Il Giudice ha motivato la decisione con riferimenti scientifici, evidenziando l’assenza dei presupposti sui quali le misure censurate si basano.
Ha infatti affermato, sulla base dei documenti tratti dal Robert Koch-Institut, che “non esisteva alcuna situazione epidemica di portata nazionale”.
Forte dei dati tratti dal Registro delle terapie intensive poi, ha contestato il rischio di un sovraccarico delle stesse, motivando così la propria posizione:
“Gli scenari spaventosi che hanno influenzato significativamente la decisione sul lockdown in primavera erano anch’essi basati su false ipotesi sulla letalità del virus (il cosiddetto infection fatality rate = IFR) e sulla questione riguardante la pregressa esistenza di un’immunità di base contro il virus nella popolazione. La contagiosità, d’altra parte, non è stata giudicata drammaticamente superiore a quella di un virus influenzale, fin dall’inizio. Secondo un metastudio del medico e statistico John Ioannidis, uno degli scienziati più citati al mondo, pubblicato in un bollettino dell’OMS in ottobre, il tasso mediano di mortalità è dello 0,27%, corretto allo 0,23%, il che non è superiore a quello di una epidemia di influenza di media gravità”.
Il Tribunale di Weimar ha poi evidenziato la sostanziale incostituzionalità delle restrizioni imposte ai cittadini, che violano pesantemente la dignità dell’uomo:
“Il divieto generale di contatto e il divieto di riunione sono incostituzionali per motivi sostanziali in quanto violano la dignità umana, garantita come inviolabile dall’articolo 1 della Costituzione tedesca. Inviolabilità della dignità umana significa che una sua violazione non può essere giustificata da altri valori fondamentali della costituzione; la pretesa che la dignità umana sia rispettata è categorica”.
In base alla sentenza, un’azione così invasiva del potere coercitivo nella vita quotidiana minerebbe le stesse “fondamenta della società”, la quale non potrebbe più definirsi libera.
Si legge, infatti, nella pronuncia che:
“Una delle libertà fondamentali delle persone in una società libera è quella di poter decidere da soli con quali persone entrare in contatto (sempre che queste ultime lo desiderino) e in quali circostanze farlo. Il libero incontro delle persone tra loro per gli scopi più diversi costituisce allo stesso tempo le fondamenta della società. Lo Stato deve astenersi da qualsiasi intervento normativo e mirato alla sua restrizione. Quante persone un cittadino invita a casa sua o quante persone un cittadino incontra nello spazio pubblico per fare una passeggiata, per fare sport, per andare a fare spese o per sedersi su una panchina del parco non è una questione di interesse fondamentale per lo Stato. Vietando i contatti, lo Stato – anche se con buone intenzioni – attacca le fondamenta stesse della società, imponendo la distanza fisica tra i cittadini (distanziamento sociale). Fino al gennaio 2020, quasi nessuno in Germania avrebbe potuto immaginare che lo Stato potesse proibire a qualcuno di invitare i propri genitori a casa propria sotto la minaccia di una multa. Quasi nessuno poteva immaginare che a tre amici potesse essere proibito di sedersi insieme su una panchina del parco. Mai prima d’ora lo Stato aveva preso in considerazione l’idea di ricorrere a tali misure per combattere un’epidemia”.
Il Tribunale di Weimar ha ancora sottolineato come, attraverso questo modo di affrontare l’epidemia, con un generale divieto di avere contatti e l’obbligo a stare distanti l’uno dall’altro, si vada a creare una società in cui ognuno si trasforma in un presunto malato:
“Lo Stato tratta ogni cittadino come un potenziale rischio per la salute degli altri. Il concetto di soggetto libero, che si assume la responsabilità della propria salute e di quella dei suoi simili, viene in questo modo sospeso. Tutti i cittadini sono considerati dallo Stato come potenziali fonti di pericolo per gli altri e quindi come oggetti che devono essere portati “a distanza attraverso la coercizione statale”.
Il Giudice teutonico ha fondato la propria decisione su dati scientifici, tratti da fonti autorevoli, contestando l’efficacia dei lockdown, i quali vengono testualmente definiti come “una decisione politica catastroficamente sbagliata, con conseguenze drammatiche per quasi tutti i settori della vita delle persone”.
Il Magistrato della Turingia ha elencato anche una serie di gravi effetti collaterali del confinamento, menzionando le drammatiche conseguenze di tipo economico che la chiusura prolungata delle attività comporta sul tessuto connettivo della società.
Così come ha citato gli effetti sulla salute e sulla vita degli uomini: dall’aumento della “violenza domestica su donne e bambini”, all’incremento della “depressione a seguito dell’isolamento sociale” o delle “psicosi e dei disturbi dell’ansia a causa della paura della Covid”, all’aumento esponenziale dei suicidi.
Sempre sulla scorta dei dati scientifici, nella decisione è stato posto anche l’accento sulle gravi conseguenze delle operazioni che si è deciso di rimandare in Germania a causa del virus e sui danni allo sviluppo dei bambini, privati della possibilità di frequentare le scuole e i loro coetanei: elementi, come tutti i precedenti, purtroppo patrimonio comune di tanti Paesi, a partire proprio dall’Italia.
Si tratta di una sentenza storica, una vera e propria “pietra miliare”, completamente ignorata dai media generalisti, ed assunta da Giudici coraggiosi, che hanno ancora a cuore i principi costituzionali i quali pongono la dignità e la libertà degli esseri umani in cima alla scala dei valori da tutelare.
Nuovo Monviso del 05.02.2021
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