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Cultura CivicaL’alluvione normativa diventa virale

9 Giugno 2020

Prof. Beppe Ghisolfi, Lei va ripetendo da mesi – su tutti i canali di informazione nazionali, televisivi e della carta stampata – che l’eccesso di norme e di burocrazia comprometterà la tenuta e la ripresa del nostro Paese. Quali insegnamenti si possono trarre dagli ultimi interventi del Governo Conte in materia di crisi pandemica?

“Direi principalmente uno: che i record sono fatti per essere battuti. Nello sport, ogni nuovo record segna un piccolo – grande progresso. Al contrario, nella decretazione d’urgenza, ogni nuovo record, in genere, segna un piccolo – grande regresso. Nello sport ci sono record longevi ed altri effimeri. Il record di Pietro Mennea sui 200 metri piani (19 secondi e 72 centesimi il 12 settembre 1979) ha resistito fino al 1996, quando Michael Johnson fermò il cronometro a 19 secondi e 66 centesimi: ci sono voluti quasi 17 anni per limare 6 centesimi ed il nuovo record ha resistito per 12 anni. Il tempo di Mennea è tuttora il record europeo, a 41 anni di distanza. Nella decretazione (prendo i dati – per lo più – dall’Osservatorio sulla legislazione della Camera dei deputati), le dimensioni del decreto – legge 25 giugno 2008, n. 112 (Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria) sono rimaste ineguagliate per quasi 12 anni. La sua mole di 85 articoli e 491 commi (cui vanno aggiunti alcuni corposi allegati) è lievitata in fase di conversione fino a raggiungere 95 articoli e 718 commi. In questi ultimi mesi, l’epidemia è stata virale anche nella normazione: il decreto – legge 17 marzo 2020, n. 18, è nato con 127 articoli e ha sfondato il muro dei 500 commi (arrivando a 507); con le modifiche apportate dal Parlamento, gli articoli sono diventati 171 e i commi 734. Il record di 718 commi è stato battuto, dopo 12 anni. Il supplemento ordinario alla “Gazzetta ufficiale” del 29 aprile, in cui sono pubblicati la legge di conversione e il testo coordinato del decreto- legge n. 18 con le modifiche apportate in Parlamento, è un volume di 120 pagine, dalla trama contorta e di improba lettura, sia per la varietà degli argomenti, sia per lo stile di scrittura”.

Da Giurista, che giudizio può formulare in merito Avvocato Alberto Rizzo?

“Il Prof. Ghisolfi cita – con l’intelligenza dell’Uomo che non trascura mai il particolare – un testo così ampio in temi ed in commi (talora di articolata struttura) che è pressoché inconoscibile ed ingestibile, anche da parte degli stessi autori, coristi senza direttore, direi. Ognuno conosce la tessera del puzzle che ha inserito; qualcuno ha una generale cognizione delle immagini rappresentate nel puzzle; nessuno, temo, è in grado di acquisirne completa conoscenza; dubito che qualcuno l’abbia letto nella sua interezza. E così le tessere vengono inserite senza troppa attenzione all’incastro. Ne risultano immagini difficili da decifrare, scomposte e disorganiche. È inimmaginabile condurre un qualsiasi abbozzo di analisi di impatto: troppe le misure previste, spesso troppo indeterminate. È inimmaginabile che il cittadino, l’agricoltore, il commerciante, il medico, l’infermiere e l’imprenditore – che cercano risposte ai loro mille affanni – possano trovare da soli risposta in queste 120 pagine scritte in linguaggio iniziatico, con catene infinite di richiami normativi: per ogni tessera o gruppo di tessere del puzzle occorre un interprete, magari una circolare esplicativa, la cui aderenza al dato legislativo non sempre è semplice cogliere”.

Prof. Beppe Ghisolfi, di fronte ad un’analisi così lucida, quali possono essere gli scenari?

“È inimmaginabile che un testo del genere possa essere gestito durante l’esame parlamentare e, quindi, si producono due effetti, tra loro connessi. Primo effetto: i tempi del Parlamento si comprimono anche rispetto ai 60 giorni previsti dalla Carta costituzionale per la conversione. Secondo effetto: la posizione della questione di fiducia su un testo troppo articolato per ottenere senza forzature il pieno, compatto consenso della maggioranza governativa. Il nuovo decreto- legge, battezzato prima “aprile”, poi “maggio” e infine “rilancio”, è stato un parto dei più travagliati, per la ingestibile mole del pargolo e per l’eterogeneità dei temi trattati, oggetto di serrati negoziati endogovernativi, in parte risolti anche alla luce delle reazioni rispetto ad anticipazioni diffuse ad arte. Personalmente, l’ho ribattezzato “Decreto Mille Rivoli”: nasce con 266 articoli e sfonda il numero dei 1000 commi, doppiando l’effimero record del decreto – legge n. 18: i commi sono 1049, cui si aggiungono 7 allegati (di cui 2 chiamati “allegato 1″ ma con riferimento ad articoli diversi: forse, arrivati all’articolo 120, ci si era dimenticati che già l’articolo 1 richiamava un allegato 1). A questa massa di disposizioni sono legate, in buona parte, le speranze di rilancio di noi italiani, sempre che troviamo quella di nostro interesse”.

 

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La Piazza Grande, 9 giugno 2020

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