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DivulgazioneLa narrazione del male

10 Aprile 2022

La guerra in Ucraina ha riproposto uno dei più classici miti del nostro tempo: quello della natura intrinsecamente più “buona”, più “giusta”, più “libera”, più “democratica” del nostro “sistema”

Le nostre menti, da decenni sottoposte al brainwashing

Dopo aver imbambolato milioni di menti impreparate con la più grande operazione anti-scientifica della storia dell’umanità (https://avvocatoalbertorizzo.it/spes-contra-spem-e-la-grande-mistificazione-dei-lockdown/), ecco che la propaganda dei media, asserviti al potere, cerca una nuova impresa: dare continuità alla catastrofe già avviata, sì da rendere possibile lo sventramento totale dell’economia italiana.

Nelle nostre menti, da decenni sottoposte al brainwashing, si è formato il pregiudizio che noi europei, noi americani, noi atlantisti, noi “occidentali” siamo dalla parte “dritta” o giusta della storia.

E la motivazione ultima, a giustificare tale esibita superiorità morale, risiede in due parole: “democrazia” e “libertà”.

Esistono la democrazia e la libertà?

A rendere ancora più fosco il quadro è la sua giustificazione, il delicato pretesto che potrebbe consentire il successo di questa nuova operazione: la presunta necessità di difendere un politico finora sconosciuto, posto al vertice di un Paese ignorato da quasi ciascuno di noi, avverso la presunta follia di un politico assai noto in Italia e rappresentante di un popolo comunque legato da rapporti di amicizia con il nostro.

In sintesi: dovremo morire di fame per rifornire di armi un intero esercito nazistoide: e qui vorranno perdonarmi i critici dei battaglioni Azov ed Aidar, ma ritengo che ormai sia anacronistico limitarsi a pochi nomi. Occorre, al contrario, affermare come sia tutto l’apparato politico-militare ucraino ad essere profondamente deviato e, del resto, non potrebbe che essere così, dato che egualmente deviato è anche l’apparato politico-militare dell’Unione Europea.

Noi che siamo la patria, anzi la culla stessa della democrazia; noi che siamo, per definizione, dei regimi democratici, ci dirigiamo verso questo percorso.

E da tale “privilegio” originale, discendono, a cascata, tutta una serie di postulati: noi siamo pacifici, noi siamo dialoganti, noi siamo tolleranti.

Il mondo liberale, o presunto tale

Per estensione, il mondo cosiddetto liberale, o liberaldemocratico, o se preferiamo il “mondo delle democrazie” – esige un atto di fede: tu devi stare dalla sua parte, se non vuoi precipitare nelle spire del male.

Allo stesso modo in cui devi stare dalla parte della “scienza” se non vuoi collassare fra i tentacoli della malattia.

Ovvero, dalla parte della “Europa”, se non vuoi perderti nei gorghi del populismo aggressivo e nazionalista.

La madre di tutte le fake news

Stranamente, il nuovo cattivone di turno è lo stesso individuo che ci consentiva di non pagare gas e benzina ai prezzi stabiliti dai nostri amici americani. Ora, questo nuovo slancio di eroismo, questo credo assoluto, tutto votato al sacrificio (che non è mai spontaneo, bensì imposto – ragion per cui non vale alcunché), dovrebbe trovare pieno accoglimento fra gli italiani – brava gente – senza grandi contrasti interni ma, anzi, tra gli applausi scroscianti delle folle.

È, letteralmente, la leggenda fondativa di tutto un modo di pensare.

Ma il fatto che sia ripetuta da mattina a sera nei talk campioni di ascolti, o negli editoriali di grido, non vale a trasformarla in verità.

Verità e caratteristiche del nostro mondo

Perché la verità, evidente per chi vuole vederla e non è ancora pagato abbastanza per nasconderla, è un’altra: il nostro “mondo” è profondamente falso, bellicoso, divisivo, intollerante.

Molto più falso, bellicoso, divisivo ed intollerante di quanto non lo siano i vari nemici trovati, o inventati, lungo la strada.

È un mondo apparentemente innamorato della pace, della libertà di espressione, della uguaglianza nei diritti, della parità di genere o di specie, della sedicente verità.

Ma provate a metterne in discussione gli obiettivi e gli interessi di fondo, nonché le regole ed i valori di riferimento, e vi si rivelerà in tutta la sua ferocia.

La pace si trasformerà, immediatamente e senza mediazioni, in uno spietato conflitto, come accaduto in Bosnia, in Iraq, in Afghanistan, in Libia, in Siria.

Guerra e pace

Così sia, dunque: vorrei vedervi sostenere il nostro eccellente governo quando il vostro mercante di fiducia chiuderà il suo negozietto, quando non saprete più come pagare le bollette, quando dovrete vendere i mobili per comprare del pane, quando il vicino di casa morirà nel sonno poche ore dopo la quinta dose, e voi lo invidierete dicendo: «Se non altro, i suoi problemi sono finiti».

Quando accadrà tutto ciò, plaudite pure Draghi e la Von Der Leyen, e maledite Putin.

Soltanto una cosa Vi chiedo: fate in modo che falliscano tutti di colpo.

Non state lì a cercare una via per far sopravvivere questo o quel settore, perché tale approccio è la morfina di Stato, un anestetico che ci imbruttisce tutti.

Scenari per l’economia e connivenza dello Stato

Invece, fate in modo che l’economia crolli tutta quanta, in grande stile, come un gigante caduto al suolo.

Fate in modo che i commercianti, gli agricoltori, gli autisti, gli artigiani ed i piccoli imprenditori chiudano contemporaneamente, senza rimborsi né sostegni statali.

Le tasse: che aumentino tutte insieme, non esclusa nessuna.

Le strade, i pedaggi, l’acqua: privatizzate ogni cosa, inclusa l’aria che respirate.

La libertà di espressione sarà semplicemente stritolata, magari non direttamente dallo Stato (come nei regimi d’antan), bensì da colossi privati molti più potenti di uno Stato.

E con la connivenza di quest’ultimo.

La diversità sarà calpestata, vilipesa, ghettizzata, con una perfidia soave e meticolosa come accaduto ai renitenti alla leva dell’obbligo della terapia genica sperimentale.

La verità sarà nascosta, o addirittura deliberatamente contraffatta, come dimostrano gli innumerevoli esempi degli ultimi giorni.

Resterebbe, quale simulacro residuo del “mito”, la democrazia. Siamo pur sempre delle democrazie dove ogni qualche anno il popolo sovrano vota.

Ma dove, poi, immancabilmente a governare sono sempre gli stessi potentati, le stesse logge, le stesse cricche, in prima o per interposta persona.

Quando qualche movimento realmente popolare si avvicina troppo ai fili dell’alta tensione scattano le contraeree della “Commissione”, dei “Mercati”, della “Unione”, dello “Spread”.

E la ricreazione finisce.

Se ci riflettete abbastanza a lungo, vi accorgerete che non solo il nostro sistema non è il “bene” di cui i suoi cantori menano vanto, ma è qualcosa di assai vicino al “male” che essi asseriscono di voler combattere.

E se dobbiamo fare questo sacrificio, che sia nel peggiore dei modi possibili.

Vale veramente la pena di lottare per Zelensky?

Guerra, non guerra, che cosa importa: tutti noi diverremo dipendenti di Amazon o di altri colossi pronti a riscuotere con la pala ciò che resta di questo Paese, trascinandosi dietro il Made in Italy, le imprese a gestione familiare, i diritti economici e sociali, le libertà costituzionali.

Nostro compito è applaudire, fare in modo che il tutto avvenga nella maniera più dirompente possibile.

A quel punto sapremo, e finalmente, che non esisterà nulla di meglio che di sgarrare per qualche secondo il tempo che il datore di lavoro ci avrà gentilmente concesso per andare ad orinare, e sapremo – altrettanto finalmente – che sarà valsa veramente la pena di lottare per Zelensky.

L’attore, sì, proprio lui.

Il valore del dubbio

A distanza di un mese, oggi, pochi hanno messo in dubbio la “versione ufficiale”.

Tutto il mondo ha puntato il dito verso la Russia, accusandola di una strage, il tutto fondato sulle dichiarazioni dei giornalisti presenti, gli stessi che hanno fatto girare le immagini in tutto il mondo.

Pochi hanno guardato in senso critico, pochi hanno voluto appurare quanto effettivamente accaduto.

E da quel 9 marzo, si riscontra l’escalation della comunicazione, delle stragi imputate immediatamente alla Russia, perchè i giornalisti e gli ucraini dicono questo.

Bucha, Kramatorsk.

Quante altre ne dobbiamo vedere?

Quanti giornalisti come Toni Capuozzo devono essere messi a tacere?

Quanti ridicolizzati ed insultati come Giorgio Bianchi?

Quanti morti dobbiamo contare ancora per questa escalation?

Possibile che nessuno abbia il dubbio che la verità non è mai solo da una parte e che se così cercano di raccontartela, tutto è tranne che la verità?

Cari giornalisti italiani, cari giornalisti mondiali, voi vi rendete conto che l’omissione di una anche minima attività d’indagine vi rende complici?

Lo capite che state supportando una propaganda che vuole portarci verso un conflitto mondiale? (https://avvocatoalbertorizzo.it/usa-la-testa/)

Avete mai visto le similitudini di tutte le “missioni di pace” della NATO che sono giunte ad un conflitto disastroso?

Fermatevi fino a che si è in tempo.

Perchè loro, quelli per cui prestate servizio, non hanno – per il momento – intenzione di farlo.

 

 

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Civico20News del 13/4/2022

 

 

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